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Sono uno scommettitore.

Già uno che nasce, scommette.

Nella vita, spesso si scommette: chi più, chi meno. Da sempre, o quasi, gioco a poker, da qualche anno scommetto sul calcio. Senza investire cifre, spesso recuperando qualcosa, in genere perdendo moderatamente.

Ci sono due tipi di agenzie di scommesse: quelle nate da quando si scommette sul calcio (tipo A), dove si scommette su tutto, dal tennis ai cavalli, e quelle che esistono da tempo come agenzie ippiche che si sono adattate anche ai sistemi sul calcio (tipo B).

Dire tipo A e tipo B non fa capire la differenza. Vediamo se riesco a spiegarmi.

Il tipo A è costituito da agenzie nuove, con la vernice fresca, dove non si è mai potuto fumare, abbastanza vuote durante la settimana, piene nel weekend; la gente non si conosce, a parte qualche eccezione, ed usa l'agenzia per quello che è, ovvero un posto dove scommettere. Spesso giovane e frequentatore di internet, lo scommettitore studia le giocate in rete e, se già non scommette online, entra in agenzia sapendo cosa fare, punta, saluta e se ne va tenendo stretti i suoi bigliettini magici che, mal che vada, getterà diligentemente nella raccolta differenziata della carta.

Nel tipo A si formano code nelle ore e giornate di punta, a volte si rischia di litigare perché la maleducazione in fila dell'italiano è nota. Qualche borbottio, poi torna tutto a posto. Non si vedono quasi mai donne, e quando si vedono sono generalmente al seguito del compagno.

Il tipo B è invece quel tipo di agenzia che mi ha spinto a scrivere queste righe. Perché te ne accorgi subito se, causa sogno premonitore, vuoi scommettere in una agenzia tipo B la partita Prato-Como di serie C (1-3 risultato esatto con primo tempo 1-1 inserendo la gara in un trittico con la coppa di lega svedese).
Te ne accorgi dalle facce che ti accolgono.

Intanto, l'agenzia B è piccola (non doveva dare nell'occhio), le pareti trasudano unto come le friggitrici di Burger King e fumo come le bische americane degli anni '30. Entrando, resti esterrefatto poiché ovunque ti volti vedi immagini di ippodromi e di meridionali. Anzi, piccoli meridionali.

E tu riesci a vedere gli ippodromi dagli schermi proprio perché i meridionali sono piccoli (ex fantini?), perché gli schermi sono ad altezza d'uomo, anzi ad altezza di (ex fantino?) frequentatore di agenzie ippiche certamente bassissimo e meridionale. Non capisci una parola di ciò che senti, in un andirivieni di questi omini che si recano avanti e indietro ai banchi delle scommesse e recitano un rosario di nomi e luoghi incomprensibile ("Tredisci piazzato Capannelle") ("Uno otto disciotto San Siro San Gennaro").

Non sai perché, ma capisci subito che:
1) non hanno mai lavorato in vita loro
2) sono dei geni
3) ti considerano un estraneo nel loro mondo personale di cavalli che corrono
4) odiano i cavalli gli interessano solo i soldi
5) se fai una mossa sbagliata sei morto
6) la loro vita si svolge attorno a quel luogo sette giorni su sette
7) è colpa anche tua se non possono più fumare in agenzia
8) le loro mogli conducono una vita inconsapevolmente depressa preparando ricette pepatissime
9) le loro mogli vengono pestate tutte le sere se i cavalli da loro scelti non hanno vinto
10) le loro mogli hanno dunque escoriazioni lungo tutto il loro piccolo corpo grasso

Si conoscono tutti, hanno i biglietti del derby Milan-Inter, te li venderanno 5 volte il prezzo (sì, proprio a te che li stai giudicando!) per poi spendere il surplus ai cavalli, con tanto di mancia per la puttana se la serata rende.

Conoscono le genealogie di tutte le bestie che nitriscono in Italia, Chiazza Nera figlio di Mai Primo figlia di A Volte Vinco zio di Briscolina che vinse a Tor Vergata nel '57.
Conoscono solo quel linguaggio, quel mondo, e le botte alle mogli.

Ecco, le agenzie di questo tipo di scommettitore hanno commesso l'errore (vile il denaro) di aprirsi anche alle altre scommesse, di scoperchiare quelle catacombe tabaccose di allibratori corrotti, di falliti o miliardari (ma tutti vestiti allo stesso modo e tutti in un certo senso solidali tra loro), di aprire le loro porte a noi borghesucci calciofili da strapazzo che quatti quatti ci avviciniamo al banco chiedendo sottovoce "Scusi, qual è lo sportello per il calcio?", in una cornice di bestemmie in dialetto siciliano, in foglietti che volano in mezzo alle imprecazioni ed agli auguri di rapido abbattimento per il cavallo svogliato o precocemente stanco.

Foglietti che cadono e tu intruso lì in mezzo con la tua scommessina sul Prato e sul Como, inconsapevolmente ed immeritatamente spettatore di una tragedia di ben altri contorni e di ben altra, drammatica dignità.